Thompson Jim - 1952 - L'assassino che è in me by Thompson Jim

Thompson Jim - 1952 - L'assassino che è in me by Thompson Jim

autore:Thompson Jim [Thompson Jim]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788834724910
Google: hdFlAwAAQBAJ
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2014-02-03T23:00:00+00:00


15

Quanto dovevo aspettare? Quello era il problema. Quanto potevo aspettare? Quando sarebbe stato sicuro?

Amy non mi faceva nessuna fretta. Era ancora piuttosto timida e ritrosa e cercava di tenere in bocca quella linguaccia acuminata, anche se non sempre ci riusciva. Pensavo di poter rimandare il matrimonio a oltranza, ma Amy... Be', non era soltanto Amy. Non c'era niente di ben definibile, ma avevo la sensazione di essere accerchiato. E non riuscivo a liberarmene.

Ogni giorno che passava, la sensazione si faceva più forte.

Conway non era venuto a trovarmi e non mi aveva parlato, ma questo non significava necessariamente qualcosa. Non significava nulla, per quanto potessi capire. Era occupato. Se ne era sempre sbattuto altamente di chiunque, tranne che di se stesso e di Elmer. Era il tipo che ti lasciava andare dopo aver ricevuto un favore e ti tirava di nuovo su quando gliene serviva un altro.

Era tornato a Fort Worth e non si era più fatto vedere. Ma anche quello era normale. La Conway Construction aveva grossi uffici a Fort Worth. Aveva sempre passato parecchio tempo là.

Bob Maples? Be', non mi pareva che fosse molto diverso dal solito. L'avevo osservato man mano che i giorni si trascinavano, e non vedevo niente per cui inquietarsi. Sembrava piuttosto vecchio e malato, ma era vecchio ed era stato malato. Non aveva molto da dirmi, ma quel poco era educato e cordiale... Pareva ben deciso a essere educato e cordiale. E non era mai stato di quelli che si possono chiamare gran chiacchieroni. Aveva sempre avuto periodi in cui a malapena gli cavavi una parola.

Howard Hendricks? Be'... Be', qualcosa rodeva Howard, poco ma sicuro.

Mi ero imbattuto in Howard il primo giorno che ero uscito dopo la malattia; stava salendo le scale del tribunale proprio mentre io le scendevo per andare a pranzo. Fece un cenno con la testa senza quasi guardarmi e borbottò un «Come va, Lou?» Mi fermai e dissi che mi sentivo molto meglio, ancora piuttosto debole ma insomma non potevo lamentarmi.

«Sai com'è, Howard» dissi. «Non è tanto l'influenza, quanto i postumi.» «così dicono» rispose.

«E un po' quello che sostengo sempre sulle automobili. Non è tanto il prezzo d'acquisto, quanto la manutenzione. Ma immagino...» «Vado di corsa» borbottò. «Ci vediamo.» Ma non lo avrei lasciato andare tanto facilmente. Ormai ero davvero al sicuro e potevo permettermi di parlargli un po' più apertamente. «Come stavo dicendo,» ripresi «immagino di non poterti venire a raccontare molto di malattie, giusto, Howard? Non con quello shrapnel che hai dentro. Mi è venuta un'idea per quello shrapnel, Howard, per quello che potresti farci. Potresti farti fare una radiografia e stamparla dietro i tuoi cartoncini elettorali. Poi dall'altro lato puoi mettere una bandiera con il tuo nome scritto in lettere fatte coi termometri e magari uno di quei... Come si chiamano, quei pitali da ospedale? Ah, sì: pappagalli, a testa in giù al posto del punto esclamativo. Dove hai detto che è quello shrapnel, comunque, Howard? Pare che non riesca a stargli appresso, per quanto ci provi. Una volta ce l'hai nel.



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